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Nomi illustri di Nicosiani del XX sec.
Stefano La Motta di Salinella
tra nobiltà, separatismo e sport


e-mail di Gianfranco Catrini
che ci srive da Oxford (Inghilterra)
14 settembre 2007

Carissimo direttore di Nicosianews
Ti scrivo perchè ho appena finito di leggere un libro acquistato all’aeroporto sulla vita ed il personaggio di Salvatore Giuliano “Non mi riferisco al noto calzolaio Nicosiano ma al più illustre bandito di Montelepre” veramente interessante.
Si tratta di una figura storica e di un periodo storico della Sicilia, di cui I libri di scuola tradizionali si sono forse dimenticati o hanno preferito cancellare, ma che a torto od a ragione rappresenta un periodo fondamentale della storia Siciliana.
Il libro, lontano dal luogo comune che vuole rappresentare Giuliano come un criminale comune, parla di fatti ed avvenimenti che sono tutt’altro che scontati e che invece descrivono Giuliano come una pedina nelle mani dei poteri forti. Pedina talvolta usata dagli ambienti mafiosi, altre dai baroni, altre dalla politica di quel tempo (MIS, DC, Repubblicani, Monarchici).
Comunque per non divagare troppo, in una parte del libro, soprattutto in quella in cui si parla del MIS (Movimento Indipendentista Siciliano), si fa riferimento al Barone Stefano La Motta, a me noto ed immagino al resto della cittadinanza Nicosiana, perchè a lui è intitolato lo stadio di Nicosia. Luogo a cui sono sentimentalmente legato per i miei ingloriosi trascorsi di giocatore dell’Erbita; società calcistica che al momento mi risulta essere defunta.
A quanto apprendo da questo libro, il Barone Stefano La Motta è noto anche come uno degli uomini chiave nel finanziamento e nella guida di questo movimento. Il Barone La Motta viene infatti descritto come l’uomo chiave che assieme al più noto Finocchiaro Aprile, si adoperarono per formare l’EVIS (Esercito Volontario Indipendentista Siciliano) che aveva come scopo primario quello di organizzare la lotta armata per dare alla Sicilia l’indipendenza dalla schiavitù schiacciante imposta dallo Stato Sabaudo e dai Piemontesi. Il libro purtroppo non da tanti dettagli ma descrive come il Barone fu strumentale nel procurare diversi Milioni di Lire di allora (parliamo del 1944-1948) per finanziare la rivolta armata contro lo stato Italiano e per convincere il bandito Giuliano ad unirsi alla loro causa. Cosa che quest’ultimo eventualmente fece con I gradi di Colonnello.
L’esperimento indipendentista non andò a buon fine, la Sicilia non ottenne l’indipendenza ma una autonomia sulla carta mai effettivamente realizzata. I mandanti del MIS vennero a patti con lo stato, soprattutto i grossi possidenti agrari ed i nobili (tra cui il celebre conte Tasca, quello del vino per intenderci) e se la cavarono. Il povero Giuliano pago il prezzo per tutti, venendo prima braccato e poi eventualmente tradito ed ucciso nei primi anni 50. Di certo non era un santo ma neanche un mostro come la cronaca di quel periodo lo descrive. Rubava ai poveri per dare ai ricchi, combatteva i Carabinieri che a torto o ragione rappresentavano il mezzo di repressione dello stato in Sicilia, faceva giustizia sommaria in un periodo in cui l’anarchia era sovrana. Aveva avuto anche idée bizzarre come quella di far diventare la Sicilia il 49 stato Americano. Si macchiò anche di fatti gravi, come la strage di Portella della Ginestra, ma questa è un’altra storia e chi ha voglia di conoscerla si legga il libro.
Quello che mi interessa evidenziare è invece la storia Siciliana di quel periodo (1940-1955) e cosa significò per Nicosia ed I Nicosiani. Si tratta di un periodo storico che conosco più dai racconti di mio nonno,(racconti fatti di grandi sacrifici, grandi famiglie e grandi ingiustizie), che dai libri di scuola. Racconti in cui il rapporto coi vari baroni di turno ed I loro feudi e’ sempre presente, con aneddoti, canzoni, storielle. Mi chiedo come mai questa parte della storia che è cosi importante e cosi vicina non mi è mai stata narrata alle scuole elementari e medie, anziché annoiarmi con che cosa avevano fatto I Greci 3,000 anni prima a Canicatti’.
Comunque tornando al tema principale di questa e-mail il “Barone Stefano La Motta”, la domanda che mi faccio e che ti faccio provocatoriamente, nella speranza che qualcuno dei tuoi lettori la colga; come mai non è mai venuto in mente a nessuno di fare un lavoro di ricerca storica per dare contorno ad un periodo cosi importante ed intenso della storia Nicosiana, quello dei baroni appunto??? Chi erano, dove abitavano, quali feudi possedevano, cos’è successo dopo la seconda guerra mondiale, dove sono finiti gli eredi, dove vivono, cosa fanno. Se oggi molti Nicosiani hanno dei parenti emigrati in ogni angolo delle terra è anche colpa del fallimento di questi Notabili; loro persero le terre, I Nicosiani persero diverse generazioni di famiglie costrette ad emigrare.
Un intera classe di persone che adesso ha tra gli 80 ed I 90 anni e che potrebbe tranquillamente dare gli inputs per questo lavoro sta scomparendo senza che questo patrimonio enorme di conoscenza, ricordi ed aneddoti venga raccolto e tramandato.
Si parla tanto di attività culturali e di conservazione del patrimonio storico, cosa è questo se non patrimonio storico/culturale??? Chi si sta occupando di raccoglierlo, conservarlo e rappresentarlo????
Mi chiedo se il comune di Nicosia, nelle innumerevoli sezioni e dipartimenti di cui si e’ dotato, si sia mai interessato a creare un ente per la promozione culturale del paese oltre che della sagra del biscotto; cosa che ci vuole pure, “ma non si vive di solo pane”.
Lancio un idea che immagino visto l’ingente numero di scuole e di studenti presente a Nicosia, non dovrebbe avere difficolta ad essere accolta. Perche il comune di Nicosia, che rappresenta dopo tutto il vero responsabile per la tutela e la conservazione del patrimonio storico e culturale Nicosiano, non istituisce delle borse di studio e di ricerca da assegnare a singoli studenti, a professori, e quant’altri si prodigano nella ricerca e nell’elaborazione di testi storici e culturali relativi a Nicosia ed ai Nicosiani????
Una volta fatto, questo lavoro potrebbe essere messo a disposizione dell’intera comunita Nicosiana e diventare un patrimonio storico e di conoscenze da tramandare alle nuove generazioni.
Sarebbe bello poter leggere un libro con la biografia del Barone Stefano La Motta e ricordare il suo nome non soltanto per il numero di partite vinte e falli subiti nello stadio a lui Intitolato, ma per quello che e’ veramente stato ed ha rappresentato; “ un illustre Nicosiano che ha fatto un pezzo di storia Siciliana”

Saluti e buon lavoro
Gianfranco Catrini
Oxford (UK ) 14 Settembre 2007

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Grazie per la lettera e la costante attenzione che riservi al nostro sito. Ecco alcune notizie di cui molti residenti in città non sono a conoscenza. Comunque, è vivo l'interesse per la nostra cultura locale.
Cordiali saluti.

in breve Stefano La Motta (sportivo):

Nasce il 2 ottobre 1920. Appartiene alla nobile famiglia dei baroni di Salinella. Sportivissimo di razza.
A vent’anni partecipa con l’amico Raimondo Lanza di Trabia alla Mille Miglia del 1940, che parte dal viale Rebuffone di Brescia. La bianca BMW, di proprietà del Trabia, li appieda, però, dopo 457 km di corsa. L’esperienza si ripete nel 1948 con la Cisitalia ufficiale del cav. Dusio. Ma i due blasonati siciliani dopo 100 km devono rinunciare per noie meccaniche. Il 3 aprile del 1948 La Motta, insieme ad un gruppo di amici, fa rivivere ai siciliani l’emozionante e spettacolare Targa Florio, sospesa nel 1940 per gli eventi bellici. È protagonista di diverse edizioni della corsa creata da Don Vincenzo Florio, terzo con la Ferrari 166 al Giro di Sicilia del 1950, valevole per la Targa. Ha pure un passato di presidente del Palermo Calcio. Con lui i rosanero vanno in serie A nella stagione 1947-’48.
La Motta muore drammaticamente in un incidente accadutogli a Priolo (Siracusa) il primo aprile 1951, insieme al meccanico Franco Faraco su Alfa Romeo 1900, in occasione del Giro Automobilistico di Sicilia. Ironia della sorte: due anni prima una chiaroveggente, a Roma, aveva previsto e comunicato al povero barone la sua tragica fine. Ma lui uscendo dallo studio della “maga” si era messo a ridere.

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Per una maggiore informazione sulla vita dei nobili di Nicosia, segnaliamo:
Gioacchino Guidara, Nicosia e i 24 baroni, edizioni Valdemone-Rotary International Club di Nicosia, 2000;
Istituto Comprensivo “L. Pirandello”, Nicosia Vita quotidiana nei palazzi baronali, edizioni il Lunario, 2005.